Giornata di studi sulla lettera attribuita a Mozart conservata nella raccolta Caccia di Romentino al Museo di Novara e concerto dell’Ensemble La TerzaPrattica
Direzione e cembalo Massimiliano Toni
Teatro Coccia 2006
CORRIERE DI NOVARA Giovedì 26 Ottobre 2006
“SI’ E’ DI MOZART, ANZI NO”: DUE ORE DI DIBATTIMENTO PER ATTRIBUIRE AD AMADEUS UNA LETTERA AUTOGRAFA
26 voti a 21. Con un margine esiguo, la giuria popolare ha, infine, sostenuto le ragioni della difesa e ha considerato di Mozart, sebbene non autografa, la lettera T.1237 della raccolta Caccia di Romentino.
Ci sono volute due ore di dibattimento pubblico e arringhe finali per giungere a questa conclusione, domenica 22 ottobre in un pomeriggio dedicato al compositore al Piccolo Coccia. Il pretesto è stato appunto un processo alla lettera conservata presso gli Archivi del Broletto, processo condotto amabilmente dal “giudice” Deda Cristina Colonna, dell’associazione La Terza Prattica, dal “pm” Angela Romagnoli, Università di Pavia, dalla “difesa” Giacomo Fornari, Conservatorio di Bolzano, dal “testimone” , architetto Emanuele Cigliola.
Due studiosi di Mozart, un esperto della collezione in questione per dirimere la controversia: è o non è Mozart? Il “corpo del reato” era visibile nel foyer del Teatro Coccia, protetto come una Sindone, e purtroppo non osservabile direttamente nei suoi aspetti esteriori: l’analisi della carta e dell’inchiostro potrebbero per lo meno dare informazioni sulla datazione e sulla provenienza. Mancando questi dati oggettivi (si spera che l’analisi possa essere prima o poi condotta), gli argomenti di difesa e accusa si sono incentrati ancora su aspetti filologici (tradizione della lettera, analisi della grafia), antiquari, per arrivare alla sua novaresità testimoniata da Cigliola, studioso della collezione del Conte Marco Caccia, collezione già analizzata in molti suoi aspetti, ma ancora in attesa di una sua più adeguata sistemazione e ricomposizione. La testimonianza di Cigliola è servita a collocare storicamente la figura del Conte e della sua composita raccolta, ed ha suscitato nuovi stimoli e dubbi ai relatori. Andando al contenuto della lettera, al testo in italiano, alla pulizia della grafia, l’ipotesi più plausibile è che sia stata inviata da Vienna, il 15 ottobre 1783 a padre Giovanni Battista Martini, morto nella sua città, Bologna, l’anno successivo.
Molto si è dibattuto sul “mozartismo”, sulle deformazioni e i miti che hanno da sempre accompagnato Mozart, sui filtri che sono stati messi, a partire dalla moglie Constanze, allo studio della sua persona e della sua musica. Pretesto dunque per parlare di Mozart in questo suo anno anniversario, per assaggiare alcune sue particolarità di uomo e di musicista, con competenza e leggerezza. La difesa ha vinto di poco, per assenza di prove contrarie; il Conte Caccia potrebbe dirci qualcosa: nella sua raccolta ci sono, si dice, patacche, ma ci sono anche autografi di Beethoven, Rossini, Bellini, Donizetti ecc.; nota era la sua frequentazione con i grandi della musica del suo tempo che, passando da Novara, si fermavano nel suo retropalco dove amava circondarsi di cimeli, tra i quali appunto la lettera di Mozart a Padre Martini. Un collezionista sprovveduto, cultore del bello per il bello, o un attento estimatore di quanto veniva raccogliendo? Già sul Corriere della Sera del 9 marzo 1931, a pagina 3, in un articolo sul Teatro Coccia si scriveva: “Di Wolfango Mozart c’è una letterina scritta nel 1783 al bolognese Padre Martini”. La lettera è lì, pronta a essere sottoposta a nuovi processi. La musica di Mozart no.
L’Ensemble “La Terza Prattica” al Teatro Coccia, diretto da Massimiliano Toni, ha proposto una carrellata di suoi brani intercalati dalla voce recitante di Deda Cristina Colonna a raccontarci un po’ del nostro. Ce lo hanno suonato e cantato i soliti Wolf Matthias Friedrich, Giorgio Sasso, Fernando Caida Greco assieme agli archi dell’Ensemble. Sulla musica non ci sono dubbi.
a.v.
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